Fiumi di randagi inondano le nostre città come la birra a Monaco di Baviera durante l’Oktoberfest o il vino a Donnici.
Se pensate sia un’esagerazione, forse non avete mai conosciuto dei volontari animalisti.
Persone che hanno cuori sì corazzati ma che continuano a battere forte nonostante il dolore in cui si immergono quotidianamente.
Persone comuni, “delle-porte-accanto” che non salutavano mai, che un fegato ancora ce l’hanno ma cirrotico, a causa del vizietto di alzare i gomiti per salvare quanti più randagi possibile.
Probabilmente volontari si nasce: è una predisposizione naturale quella di aiutare i più deboli. Ma volontari “animalisti” ci si diventa non appena ci si rende conto che, salvato un randagio, ce ne sono lì vicino altri dieci da salvare e non si può fare a meno di intervenire, così lasciandosi sopraffare dal circolo vizioso di una frustrazione senza fine.
Perché qui in Calabria non puoi fare un passo fuori casa senza imbatterti in un randagio; non passa giorno senza apprendere notizie di ordinarie intolleranza e violenza verso gli animali; non passa giorno senza che un volontario abbia combattuto la propria battaglia contro il dolore, contro la cattiveria e l’ignoranza delle persone, contro l’inadempienza degli Enti, contro se stesso…
I volontari animalisti hanno mille motivazioni per uscire dalla loro dipendenza e solo uno per continuare a rimanerne vittime: il diritto alla dignità di quegli esseri viventi, maltrattati ed ignorati, che tanto danno agli umani, più di quanto facciano gli umani stessi verso i loro simili.
Eroi contemporanei, ebbri, feriti e moribondi, che silenti combattono nel nome dell’amore e del rispetto per il prossimo. Barcollano ma non mollano!
E poi ci sono le volontarie di Zampe in salvo.
A loro il “vizietto” ha compromesso anche la salute mentale: si son messe in testa di salvare tutti i randagi. Non solo quelli che già hanno tolto dalla strada e dai canili e per i quali cercano ancora adozione, ma anche quelli che non hanno mai visto e mai conosceranno. Folli, visionarie, sociopatiche funzionali, rompiscatole e provocatorie, appartenenti alla corrente dell’ “Animalista cinico”, che fondamentalmente si sono rotte le scatole di avere a che fare con i randagi e di dover sacrificare le loro vite in questa annosa guerra.